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Nei giorni 3 e 4 aprile 2023 un nutrito gruppo di studenti della 4CAT dell’Istituto Curie di Pergine V. si è immerso in uno degli ambienti dolomitici più spettacolari: la Val San Nicolò di Pozza di Fassa, raggiungendo il Rifugio Vallaccia, dove ha pernottato.
Nell’ambito del Progetto Montagna, promosso dal Curie, si sono approfonditi molti temi tecnici relativi agli insediamenti di alta quota, scandagliandone le problematiche salienti specie nell’ambito della futura professione di geometri (incontro tecnico informativo con il geom. L. Noldin della Società Alpinisti Tridentini, uscita al Rif. Casarota per una riprogettazione dello stesso).
Non di meno hanno avuto un forte impatto sugli studenti l’ambiente incontaminato e spiccatamente naturale che nella cornice dolomitica avvolge l’individuo in una dimensione inconsueta e spettacolare.


Il gestore del rifugio ebbe modo di raccontare ai ragazzi la storia del medesimo rifugio, di cui egli fu protagonista e attore.
Nel 1980 il signor W. B. ottiene dal demanio dello stato (la proprietà di buona parte delle montagne in Val di Fassa era statale, mentre in Valsugana è tutt’ora dei comuni) la concessione di costruire un rifugio sotto cima 11 e cima Vallaccia nel comune amministrativo di Pozza di Fassa.
Nell’arco di alcuni mesi questo signore, di professione guida alpina e maestro di sci, sale dal paese nella zona dove potrà costruire questo rifugio un centinaio di volte per fare le seguenti verifiche:
- aree valanghive
- punti particolarmente panoramici
- potenziali sorgenti dell’acqua potabile
- condizione di soleggiamento mattutino, meridiano e serale
- ….
Dopo queste verifiche decide il punto dove costruire il rifugio, conferisce l’incarico di progettazione ad un geometra del posto, si fanno i dovuti rilievi e viene sviluppato il progetto del rifugio.
Tre anni di butocrazia e arrivano finalmente le autorizzazioni per la sua costruzione.
Con un muratore questo signore che aveva acquisito buone competenze anche di carpentiere in legno, sale per un anno interno sul posto; pala e piccone per fare lo scavo delle fondazioni; una piccola teleferica artigianale per portare in loco sacchi di cemento, attrezzi e legname tagliato nei boschi sottostanti e alla fine dell’anno c’è la struttura del rifugio (pianta 10 m x 10 m) comprensiva di fondazioni, angoli perimetrali in muratura di pietra, solaio e tetto in legno. L’anno seguente si realizza l’intelaiatura dei serramenti con dei travicelli prismatici in legno 10 cm x 10 cm, tutte le pareti esterne, salvo i fori dei serramenti, vengono tamponate con mezzi tronchi di abete della sezione di circa 15 cm, si inserisce internamente uno strato da 3 cm di stiferite ed un secondo strato di EPS da 10 cm con interposizione di barriera antivento.
Sul lato interno si posano delle perline realizzate dallo stesso rifugista in una segheria locale con abeti rossi del posto.
1985: Dopo l’intervento di alcuni artigiani (idraulico, elettricista, serramentista) il rifugio è pronto per l’apertura.
Da allora il rifugio apre quasi 5 mesi ininterrottamente a cavallo dell’estate e tutti i fine settimana da dicembre ad aprile.
Lavora quasi più di inverno che in estate grazie alla bellezza del paesaggio innevato: molti sci alpinisti, ciaspolatori ed escursionisti salgono in quota (in certi periodi se ne contano fino 500 al giorno).
Le salite e relative discese con gli sci ai piedi alla Cima Vallaccia ed a Cima 11 sono molto frequenti, e, quando l’innevamento è cospicuo, la formidabile discesa scialpinistica per la valle del Ruf de Valacia, passando dal bivacco Zeni.
Molte problematiche accessorie, ma per questo non meno importanti, sono state affrontate e risolte proficuamente ai fini della “vitalità” del rifugio:
- approvvigionamento dell’acqua potabile (sua ricerca con un rabdomante, posa di una piccola pompa elettrica presso la sorgente e stoccaggio in cisterne adeguatamente interrate, uso di un potabilizzatore a raggi UV),
- smaltimento dei reflui mediante IMHOFF e sgrassatore, con periodici spurghi dei reliquati e conferimento dei relativi rifiuti speciali,
- impianto di una piccola teleferica per il trasporto di viveri e materiali da valle a monte e dei rifiuti da monte a valle (affiancata dallo sporadico utilizzo dell’elicottero),
- dotazione di impianto fotovoltaico e di batterie di accumulo per l’uso non intensivo della corrente elettrica,
- creazione di ministrutture accessorie per la legna, il generatore da 12 Kw, la teleferica, …
- realizzazione di una palestra per l’arrampicata sulla vicina falesia dolomitica,
-…..
Il gestore del rifugio, in quanto guida alpina e maestro di sci ha svolto anche una lezione sull’uso dei sistemi di sicurezza in arrampicata (corda doppia, uso del reverso, risalita in prusik) e nello scialpinismo (ARTVA, pala, sonda, attenzione agli avvisi di pericolo valanghe in certi periodi della stagione, primo soccorso, …).
Nel complesso questa “full immersion” nell’ambiente alpino, con le ricadute didattiche-professionali, ma anche con i numerosi momenti di svago, gioco e relax che le hanno intervallate, ha soddisfatto i ragazzi coinvolti, appassionandoli al mondo della montagna.